Quando si visita il Cilento, è meraviglioso il perdersi lungo le strade che dalla costa conducono ai paesi arroccati sulle montagne. E' favoloso scoprire, dopo ogni curva, paesaggi sempre nuovi. E' delizioso immergersi in un mondo tranquillo e allontanarsi, anche se per poche ore, dal mondo caotico della città. E' fantastico dallalto, affacciati ad un belvedere, osservare una macchia continua di verde o il mare bellissimo, azzurrissimo, invitante Tutto ciò è la poesia del Cilento, patria di uomini illustri, di poeti, di scrittori, ma anche di gente comune, che vive del proprio lavoro, di sacrifici e di tanta speranza. E' arricchirsi culturalmente vedere le tante opere darte, uniche nel loro genere, di questi paesi incastonati, come gemme preziose, nelle montagne a sfidare il tempo, che passa inesorabilmente.Il Cilento è un susseguirsi di piccoli abitati, uno più bello e interessante dell' altro, ricchi di tradizioni e di storia.

Agropoli:
- Centro Storico di tipica urbanizzazione medioevale perfettamente conservata,- Castello Angioino-Aragonese
- Chiesa di SS.Pietro e PaoloAscea:
- Scavi di Velia: Strada Statale 447-Bivio Strada Statale 267 (Piana di Velia) - Frazione Velia,
Tipologia : parco archeologico della colonia greca fondata nel 540 a.C.;notevole è la Porta Rosa
Capaccio/Paestum:
- Santuario del Getsemani :Contrada Getsemani -Tel. 0828.725019- orario 7,30-12,30 e 15-19- Tipologia: sorto nel 1960, è meta di pellegrini e custodisce una raccolta di suppellettili pagane- Scavi di Paestum : Via Magna Grecia -località Paestum -Tel. 0828.811023- orario 9-15- tariffa , (Museo+Scavi) 6 -Tipologia: area archeologica della colonia greca di Poseidonia (VII sec. a. C.) divenuta Paestum con Roma; famosa per i suoi templi tra i meglio conservati al mondo
- Museo Archeologico Nazionale :Via Magna Grecia -Zona Templi -Località Paestum - (Tipologia: situato all'interno dell'area archeologica, raccoglie testimonianze dalla preistoria all'epoca romana)
- Santuario della Madonna del Granato
Corleto Monforte:
- Situata su una cresta degli Alburni, scavata dal corso di due torrenti laterali, Corleto Monforte è di origine ancora incerta, ma molto probabilmente di origine lucana. Una seconda tesi sostiene che sorse nel periodo medioevale...sito: http://www.corletomonforte.com
Laureana Cilento:
- Museo di Storia Naturale : Frazione Matonti -Tipologia: collezioni di geologia, botanica e zoologia;
Padula:
- Certosa di San Lorenzo : Viale CertosaTipologia : è uno dei più grandiosi monumenti del Barocco dellItalia Meridionale, fondato nel 1306 e Monumento Nazionale dal 1882
- Museo Archeologico della Lucania Occidentale : Viale Certosa
Tipologia : istituito per custodire i reperti della Valle del Sele e del Vallo di Diano
- Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte : Via San Giovanni, 1 - Località Fonti
Tipologia : Battistero del V secolo d.C.
Palinuro: (Centola)
- AntiquariumRoccagloriosa:
- AntiquariumRoscigno:
- Roscigno Vecchio : Tipologia : museo allaria aperta delle ultime testimonianze di civiltà contadinaTeggiano:
- Cattedrale di Santa Maria Maggiore : Tipologia : risale al 1274, costruita anche con materiale archeologico
- Castello dei San Severino : Piazza Municipio - Tipologia: Castello di epoca feudale dove fu ordita la congiura dei Baroni ad opera di Antonello II Sanseverino, Principe di Salerno
Salerno:
- Duomo di San Matteo: Piazza DuomoTipologia: fondato da Roberto il Guiscardo nel 1076, in una sua sala ebbe la prima sede la Scuola Medica Salernitana
- Museo del Duomo : Largo del Plebiscito, 12
Tipologia: istituito nel 1935, custodisce oltre a varie opere artistiche, un "Exultet" del XIII secolo
- Castello di Arechi :Via Benedetto Croce
Tipologia: se ne attribuisce la costruzione al Principe Arechi; è attualmente sede di manifestazioni artistiche e culturali
- Museo Provinciale :Via San Benedetto, 28
Tipologia: raccoglie materiali archeologici del territorio, anche preistorici e protostorici
- Centro Antico : Tipologia: è la parte medioevale, ben conservata, di Salerno
Costiera Amalfitana
Capri
... e molto altro!!!

LA STORIA DI PAESTUM
La "Piana di Paestum", così i nostri ascendenti chiamavano l'estensione pianeggiante dai piedi delle colline al mare, e le retrostanti alture di Capaccio erano abitate già nella preistoria; oltre alla Necropoli di Gaudo, ne abbiamo testimonianze riferibili anche all'età paleolitica e neolitica.
A maggior ragione il territorio, verso la metà del VII secolo a.C., non poteva non presentare nuclei di abitanti locali i quali, evidentemente non organizzati, non seppero opporsi all'arrivo di coloni greci (achei provenienti da Sibari come dicono i più). I Greci, forti forse di precedenti frequentazioni e cognizioni sulla pianura, dopo essersi assicurati un avamposto fortificato in vicinanza del mare, vi fondarono intorno al, 600 a.C. un città che chiamarono Poseidonia in onore del dio del mare.
I Poseidoniati edificarono contemporaneamente un santuario (Heraion), poco più a nord, nei pressi della foce del Sele, oltre che per il culto della loro Hera di Argo, probabilmente per strategia difensiva nei confronti degli etruschi che si erano già insediati al di là del fiume nell'agro picentino e che costituivano pericolo di potenza più vicina ed evoluta. Questo santuario divenne famoso in tutto il mondo greco tanto che entrò nel mito e, come narra Strabone, se ne attribuiva la fondazione a Giasone con i suoi Argonauti. Poseidonia, difesa da mura poderose (le più imponenti e meglio conservate dell'antichità), man mano rafforzate, con quattro porte ai punti cardinali, grazie alla felice, posizione geografica aperta alle vie di traffico, ai corsi d'acqua ed alla fertilità del suolo, raggiunse in breve tempo nell'età classica un notevole grado di ricchezza e di conseguente fervore artistico culturale che culminò nel giro di un secolo circa nella costruzione di tre splendidi templi dorici, eredità impareggiabile di tutta la civiltà greca. La magnificenza di questa colonia suscitò presto mire di conquista nei Lucani, popolazione italica dell'interno, che la occuparono intorno al 400 a.C. mutandone il nome in Paistom. I Lucani, pur non raggiungendo il livello culturale del periodo greco, vi continuarono attività civili e militari a lungo, tranne una breve parentesi in cui i greci d'Italia, confederati sotto la guida di Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno, li sconfissero in una battaglia proprio presso Poseidonia nel 332 a.C. Ne riprendono possesso nel 326 a.C. in seguito alla battaglia di Pandosia in cui morì Alessandro.
Ben altra potenza intanto andava espandendosi lungo la Penisola: Roma. Divenuta incontrastata padrona di queste regioni, dopo la guerra contro Pirro, nel 273 a.C. Roma vi fondò una colonia latina e diede alla città il nome Paestum. Il senato romano ebbe sempre in grande considerazione questa città perchè ne aveva avuto aiuto, soprattutto in vettovaglie, durante la guerra contro Annibale.
I Romani arricchirono la città di grandi edifici fra cui il portico del Foro, le terme, l'Anfiteatro ed il cosiddetto Tempio della Pace. Paestum prosperò fino al tardo impero: per le mutate esigenze politiche di Roma, rivolte verso l'Oriente, come molti centri costieri, la città cominciò a cadere in una crisi irreversibile fino a che i suoi abitanti si ridussero ad una esigua comunità, convertita al Cristianesimo, concentratasi nelle vicinanze del Tempio di Cerere, mentre altri salivano le colline per sfuggire alla malaria che vi si era diffusa nonchè alle incipienti incursioni dei saraceni.
Si spiega così il sorgere di una città in collina che, nel medioevo, tra il IX ed il XIII secolo, ebbe importanza commerciale e strategica specialmente durante il periodo imperiale di Federico II, e che sostituì ed assunse quasi quello che era il ruolo di Paestum nell'antichità.
Questa città ebbe il nome di Cuput Aquis perche sovrastava le ricche sorgenti di Capodifiume, già sede di culti nel periodo greco e romano, e oggi ricordata dai locali cittadini col nome "Capaccio Vecchio". In seguito alla partecipazione alla congiura dei baroni contro il grande Imperatore, Capaccio fu assediata da Federico Il che la espugnò e distrusse nel 1246.
Dopo l'abbandono, di Paestum non si parlò più per secoli pur se i suoi templi si ergevano sempre solenni tra la fitta vegetazione e ben visibili dal mare.
Un po' di merito per la riscoperta va ascritto a scrittori e poeti del '500 e '600 che, con le loro citazioni su monumenti e caratteristiche del luogo, ne risvegliarono interesse e curiosità.
A maggior ragione il territorio, verso la metà del VII secolo a.C., non poteva non presentare nuclei di abitanti locali i quali, evidentemente non organizzati, non seppero opporsi all'arrivo di coloni greci (achei provenienti da Sibari come dicono i più). I Greci, forti forse di precedenti frequentazioni e cognizioni sulla pianura, dopo essersi assicurati un avamposto fortificato in vicinanza del mare, vi fondarono intorno al, 600 a.C. un città che chiamarono Poseidonia in onore del dio del mare.
I Poseidoniati edificarono contemporaneamente un santuario (Heraion), poco più a nord, nei pressi della foce del Sele, oltre che per il culto della loro Hera di Argo, probabilmente per strategia difensiva nei confronti degli etruschi che si erano già insediati al di là del fiume nell'agro picentino e che costituivano pericolo di potenza più vicina ed evoluta. Questo santuario divenne famoso in tutto il mondo greco tanto che entrò nel mito e, come narra Strabone, se ne attribuiva la fondazione a Giasone con i suoi Argonauti. Poseidonia, difesa da mura poderose (le più imponenti e meglio conservate dell'antichità), man mano rafforzate, con quattro porte ai punti cardinali, grazie alla felice, posizione geografica aperta alle vie di traffico, ai corsi d'acqua ed alla fertilità del suolo, raggiunse in breve tempo nell'età classica un notevole grado di ricchezza e di conseguente fervore artistico culturale che culminò nel giro di un secolo circa nella costruzione di tre splendidi templi dorici, eredità impareggiabile di tutta la civiltà greca. La magnificenza di questa colonia suscitò presto mire di conquista nei Lucani, popolazione italica dell'interno, che la occuparono intorno al 400 a.C. mutandone il nome in Paistom. I Lucani, pur non raggiungendo il livello culturale del periodo greco, vi continuarono attività civili e militari a lungo, tranne una breve parentesi in cui i greci d'Italia, confederati sotto la guida di Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno, li sconfissero in una battaglia proprio presso Poseidonia nel 332 a.C. Ne riprendono possesso nel 326 a.C. in seguito alla battaglia di Pandosia in cui morì Alessandro.
Ben altra potenza intanto andava espandendosi lungo la Penisola: Roma. Divenuta incontrastata padrona di queste regioni, dopo la guerra contro Pirro, nel 273 a.C. Roma vi fondò una colonia latina e diede alla città il nome Paestum. Il senato romano ebbe sempre in grande considerazione questa città perchè ne aveva avuto aiuto, soprattutto in vettovaglie, durante la guerra contro Annibale.
I Romani arricchirono la città di grandi edifici fra cui il portico del Foro, le terme, l'Anfiteatro ed il cosiddetto Tempio della Pace. Paestum prosperò fino al tardo impero: per le mutate esigenze politiche di Roma, rivolte verso l'Oriente, come molti centri costieri, la città cominciò a cadere in una crisi irreversibile fino a che i suoi abitanti si ridussero ad una esigua comunità, convertita al Cristianesimo, concentratasi nelle vicinanze del Tempio di Cerere, mentre altri salivano le colline per sfuggire alla malaria che vi si era diffusa nonchè alle incipienti incursioni dei saraceni.
Si spiega così il sorgere di una città in collina che, nel medioevo, tra il IX ed il XIII secolo, ebbe importanza commerciale e strategica specialmente durante il periodo imperiale di Federico II, e che sostituì ed assunse quasi quello che era il ruolo di Paestum nell'antichità.
Questa città ebbe il nome di Cuput Aquis perche sovrastava le ricche sorgenti di Capodifiume, già sede di culti nel periodo greco e romano, e oggi ricordata dai locali cittadini col nome "Capaccio Vecchio". In seguito alla partecipazione alla congiura dei baroni contro il grande Imperatore, Capaccio fu assediata da Federico Il che la espugnò e distrusse nel 1246.
Dopo l'abbandono, di Paestum non si parlò più per secoli pur se i suoi templi si ergevano sempre solenni tra la fitta vegetazione e ben visibili dal mare.
Un po' di merito per la riscoperta va ascritto a scrittori e poeti del '500 e '600 che, con le loro citazioni su monumenti e caratteristiche del luogo, ne risvegliarono interesse e curiosità.
IL MUSEO
Costruito agli inizi degli anni '50, su progetto dell'architetto Marcello De Vita risalente agli anni '30, il Museo Nazionale di Paestum venne inaugurato il 27 novembre del 1952 alla presenza ufficiale dell'On. Antonio Segni allora Ministro della Pubblica Istruzione.Lo vollero soprattutto Paola Zancani Montuoro e Umberto Zanotti Bianco, ai cui nomi è legata la sensazionale scoperta dell'Heraion di Foce Sele, per esporvi preziosi rinvenimenti: metope, capitelli e materiale vario. Le metope infatti sono collocate all'altezza originaria su una costruzione che rispetta le dimensioni del tempio e ne costituisce la ricostruzione stilizzata. La quantità di reperti, venuti alla luce da successivi scavi sul territorio della città, ne suggerirono un primo ampliamento della sala delle metope nel 1966 (progetto De Felice) e quindi un secondo nel 1970, Sale di Paestum, (progetto De Franciscis). Il Museo presenta, in un certo senso, non solo la storia della città ma anche quella della pianura e delle colline circostanti su cui Poseidonia-Paestum esercitò la sua attività civile e politica di avanzatissima colonia. Per una visita accurata va prestata particolare attenzione alla ricchissima rassegna di documenti che vanno dalla preistoria al medioevo, dall'importantissimo corredo proveniente dalla Necropoli di Gaudo alle metope dell'Heraion; dai vasi attici di importazione a quelli di fabbrica locale; dai reperti del sacello ipogeico alla "Tomba del Tuffatore" ormai famosa in tutto il mondo; dagli affreschi tombali lucani al materiale romano.
LA CINTA MURARIA
Nelle mura che cingono Paestum, in corrispondenza di ciascuno dei quattro punti cardinali e delle due arterie principali della città, si aprono quattro grandi porte; a est è Porta Sirena, databile ai primi tempi della colonia romana e così chiamata perché ha una chiave di volta ornata sul lato esterno da un bassorilievo raffigurante una Scilla con due code di pesce erroneamente interpretata come una sirena in unepoca in cui non se ne conosceva lesatta iconografia. La cinta muraria di Paestum si sviluppa con uno spessore medio di cinque metri e massimo di sette lungo quasi cinque chilometri, assumendo la forma di un pentagono con il lato minore rivolto verso la costa e costituisce uno dei più grandiosi e meglio conservati sistemi di fortificazione che presentino le città della Magna Grecia. Costruita nel periodo greco lungo il margine di una terrazza calcarea, anticamente un po sopraelevata rispetto alla pianura circostante, e rinforzata e modificata in epoca lucana e romana, essa documenta l diverse fasi costruttive. Nel loro impianto attuale le mura sono formate da più cortine murarie addossate luna allaltra, sono rinforzate da torri a pianta circolare, semicircolare e quadrata e sono attraversate da numerosi piccoli varchi in corrispondenza delle vie interne per permettere sia sortite in caso di guerra sia un più facile accesso in tempo di pace.Tali varchi, le cosiddette postierle, sono del tipo architraviato ad arco formato da due conci tagliati e accostati. Meno facilmente databile di Porta Sirena è la sistemazione di Porta Marina con corpi di guardia ai lati di un cortile fra la porta esterna e quella interna ; tuttavia luso della tecnica a blocchi squadrati la fa considerare difficilmente di molto posteriore alla fine del III secolo a.C.. Porta Marina si trova sul tratto occidentale della cinta, verso il vicino mare; sul lato settentrionale, fiancheggiato da un profondo fossato, è Porta Aurea e sul lato sud Porta Giustizia, fuori della quale si conserva ancora gran parte del ponte sul fiume Salso, che anticamente scorreva lambendo le mura meridionali e, insieme al fossato, contribuiva ad accrescere la ponderosità del sistema difensivo. Le torri che rinforzano le mura sono addossate alla cortina muraria, come torre Laura sul lato meridionale, o incorporate nello spessore della cortina stessa.
I TRE TEMPLI DORICI
Paestum è dominata dalla presenza di tre templi dorici superstiti, disposti nellarea sacra al centro della città, in una posizione sopraelevata rispetto al resto dellarea urbana.
LA BASILICA
Dei tre templi il più antico è il più grande, risalente al terzo venticinquennio del VI secolo a.C: e impropriamente chiamato Basilica fin dal Settecento, quando, riscoperta Paestum, il monumento, sia per la mancanza dei frontoni, crollati con il tempo, sia perché ha un numero dispari di colonne sui lati corti, fu riconosciuto come un edificio pubblico profano, appunto una basilica. Il tempio è periptero, ha cioè le colonne su tutti i lati (nove su quelli corti e diciotto sugli altri). La cella, preceduta da un pronao molto caratteristico, con tre colonne fra le ante, era divisa in due navate da una fila di colonne; dal fondo della cella si accedeva alladito. Come normalmente nei templi greci, laltare, lungo quanta è larga la fronte del tempio, si trova a est. Le colonne della Basilica sono molto rastremate in alto (ossia il diametro nella sommità della colonna è sensibilmente minore del diametro di base della colonna stessa) e presentano unentasi, cioè un rigonfiamento, molto sensibile a circa metà dellaltezza. I capitelli, che sono del tipo caratteristico delle colonne achee, presentano una corona di foglie bacellate nella parte bassa, dove il capitello si congiunge alla colonna; alcuni capitelli del lato occidentale presentano anche ina fascia decorata a palmette e fiori di loto. Mentre non sappiamo nulla dellaspetto esterno del fregio e delle parti in pietra della cornice e dei frontoni, ci sono pervenuti molti elementi del rivestimento in terracotta, dipinta a colori assai vivi (ma compatibili con la cottura), delle parti più alte della Basilica.
IL TEMPIO DI NETTUNO
Il cosiddetto Tempio di Nettuno sorge a fianco della Basilica, nel santuario meridionale, su una lieve altura che ne esalta la monumentalità. Risalente alla metà del V secolo a.C., è il più recente, il meglio conservato e il più bello dei tre grandi templi pestani. Il monumento è tuttora noto come Tempio di Nettuno e anche se si sa ormai che non era dedicato a Positone si continua a chiamarlo così rifacendosi alla tradizione. Gli oggetti rinvenuti nelle stipe votive, infatti, in particolare la ricca serie di statuette arcaiche fittili, hanno permesso di stabilire che ledificio doveva essere dedicato ad Era, il cui culto sembra fosse dominante a Paestum, così come nel vicino santuario alla foce del Sele. Si tratta di un periptero che, nonostante qualche arcaismo, quale il numero di quattordici colonne sui lati lunghi, invece di tredici o dodici, e le ventiquattro scanalature delle colonne, invece delle venti ormai divenute canoniche, rientra pienamente nellarchitettura dorica classica, in quanto deriva da modelli peloponnesiaci, quali il Tempio di Zeus a Olimpia. Decisivi per la datazione del Tempio di Nettuno intorno alla metà del V secolo a.C. sono alcuni accorgimenti ottici, quali la leggera curvatura verso il basso del krepidoma (scalinata), la leggerissima inclinazione verso linterno delle colonne della peristasi (il colonnato che circonda il tempio) e la curvatura verso il basso, quasi impercettibile, della trabeazione delle due fronti che sembra indicare quasi uno sforzo nel reggere il peso dei frontoni. Nella norma consolidatasi già precedentemente rientra la divisione della cella, sopraelevata 1,40 metri rispetto al piano della peristasi, in tre navate per mezzo di un doppio ordine di colonne sovrapposte, destinate a sostenere il tetto e ad articolare lo spazio interno, mentre le scalinate ai lati della porta permettevano di accedere al sottotetto.
IL TEMPIO DI ATENA
E noto anche con lerronea e tradizionale denominazione di Tempio di Cerere. Il secondo in ordine cronologico (fine VI secolo) e il più piccolo dei tre templi pestani è un periptero dorico con sei colonne ioniche, molto profondo rispetto alla cella, secondo consuetudini greco- orientali attestate anche a Elea. Il Tempio doveva trovarsi al centro di un piccolo santuario, del quale, ci sono pervenuti solo laltare con il pozzetto sacrificale, le fondazioni di altri due altari, la base di una colonna votiva e una colonna votiva che si innalza a nord-est del tempio e che per laccentuata entasi e per il profilo dellechino deve datarsi alla metà del VI secolo a.C., quindi a unetà sensibilmente più antica del Tempio di Atena, le cui colonne presentano un aentasi poco accentuata, ciò che determina un senso di snellezza e di eleganza, accresciuto dallequilibrata scansione degli spazi vuoti. Della decorazione architettonica in arenaria del Tempio di Atena ci sono pervenuti in buono stato di conservazione, oltre a parte di un trifoglio e a un elemento della cornice di coronamento del fregio, vari blocchi della sima (tutti al Museo di Paestum), le cui gronde a testa leonina sporgono da uno sfondo ornato da palmette e da fiori di loto profondamente incisi, tali da realizzare un vivo effetto cromatico sotto lazione della luce solare. I capitelli ionici del Tempio sono gli unici esempi monumentali di età arcaica che siano stati trovati nella Magna Grecia. Fra i doni votivi pù antichi dei santuari di Paestum sono le figurine fittili a corpo appiattito, di produzione in parte corinzia, e in cui la policromia, tuttora in parte conservata, contribuiva a dare vivacità espressiva non sempre conciliabile con lorganicità.IL TEMPIO ITALICO
Al centro del lato lungo settentrionale, il portico del Foro si interrompe in corrispondenza delledificio noto come Tempio Italico, che doveva essere il Capitolium di Paestum e quindi dedicato alla triade capitolina, ossia a Giove, Giunone e Minerva. Il tempio poggia su un alto podio, secondo una consuetudine affermatasi in Campania, e vi si accede da una scalinata sul lato sud; forse concepito a tre celle, esso fu realizzato con ununica cella fiancheggiata da due ali aperte sui lati con un colonnato che è la continuazione del pronao e ha, secondo una consuetudine affermatasi a Roma e a differenza dei templi greci, le varie parti allo stesso livello e un podio per lara, che interrompe al centro la gradinata dellelevato. Le colonne corinzie, con teste tra le volute dei capitelli, sostenevano una trabeazione di ordine dorico; le sculture delle metope superstiti, quasi tutte con un solo personaggio in movimento vivace , derivano da modelli greci del primo Ellenismo, mediati attraverso Taranto.
IL FORO
La piazza del Foro, a pianta rettangolare, si estende lungo una delle vie principali della città ed era circondata da portici di ordine dorico, mentre gli elementi della trabeazione sono quasi completamente scomparsi. Il grande piazzale aveva tutto intorno, come appare nei tre lati posti in luce, una serie di edifici pubblici e numerose botteghe. Nel portico meridionale è stata rinvenuta una statua in bronzo raffigurante il sileno Marsia, simbolo della libertà, come a Roma stessa, anche nella colonia latina di Paestum. Sul lato meridionale del piazzale del Foro, dopo alcune botteghe e n edificio quadrato e absidato nel quale si è riconosciuto il Macellum (mercato di generi alimentari), si trova un edificio rettangolare con i muri scanditi da poderose semicolonne che inquadrano delle nicchie e i vani daccesso, tre dei quali si aprono verso la piazza del Foro. La nobile costruzione racchiude la nuova Curia, edificata tra il I e il II secolo, caratterizzata come tale da un suggestum (tribuna oratoria).
LA TOMBA DEL TUFFATORE
Del tutto eccezionale nellambito delle pur ricchissime sepolture delle necropoli pestane appare la tomba detta del "tuffatore" (Museo di Paestum) dal soggetto rappresentato sulla lastra di copertura; questa tomba infatti, del tipo a cassa, formata da cinque lastre di travertino intonacate e dipinte, con copertura piana, è lunica con pitture figurate del tardo arcaismo in Magna Grecia, essendo stato possibile datarla intorno al 490 a.C. in base allunico vaso di corredo rinvenutovi. Nonostante levidente derivazione delle figure e degli schemi compositivi dalla pittura vascolare attica della fine del VI secolo, le pitture si impongono per valori stilistici e compositivi; in particolare nella lastra con il tuffatore colpiscono la singolarità del soggetto, forse simbolica allusione al passaggio un tuffo- da questa allaltra vita, e il rigore stilistico della composizione pausata ed essenziale: pochi "cenni" naturalistici bastano a ricreare uno spazio indeterminato ma reale.
IL SACELLO IPOGEO
E situato presso il Tempio di Atena, al centro di un "témenos" (recinto) arcaico costeggiato dalla Via Sacra. Il singolare monumento è un "cenotafio" a forma di tomba a camera, con copertura a doppio spiovente sormontata da un tetto in tegole piane e con laccesso a piano inclinato scavato nella roccia. Tale accesso fu usato una sola volta per deporvi il ricco corredo ora al Museo di Paestum e subito dopo fu murato dallesterno. Nel sacello furono rinvenute sei idrie e due anfore di bronzo contenenti miele e unanfora attica. Tra le splendide idrie sono di tipo meno comune una con lansa verticale a forma di leone, che contrasta per il suo dinamismo plastico con le protomi equine delle anse orizzontali, e quella con le mani agli attacchi di queste, che conferiscono al vaso un aspetto con qualcosa di antropomorfo. Come spesso accade nelle tombe, i vasi metallici sono in parte anteriori al loro seppellimento, avvenuto intorno al 510 a.C.
L'HERAION
LHeraion sul Sele, uno dei più famosi santuari della Magna Grecia, fu eretto nel Vi secolo a.C. a circa 9 chilometri da Paestum. Il santuario, che la tradizione vuole fondato dagli Argonauti, è ben noto nelle sue parti essenziali Centro del complesso era il tempio maggiore dedicato ad Era Argiva (fine del VI secolo a.C.), circondato da tempietti minori e tempietti votivi (thesàuroi), testimonianza della devozione delle diverse città della Magna Grecia; di uno di questi ultimi ci sono pervenuti gran parte degli elementi architettonici tra cui quasi tutto il fregio, ricostruito al Museo di Paestum, che costituisce uno dei più completi e significativi complessi figurati della scultura greca arcaica. Alle metope del fregio del più antico thesaurus si riferisce il suicidio di Aiace che si getta sulla propria spada e Tizio nellatto di rapire Latona, già trafitto dalle frecce di Apollo e di Artemide. DallHeraion sul Sele provengono anche piccoli gruppi fittili del museo di Paestum, doni votivi tra i più antichi rinvenuti a Posidonia; poi un gruppo di donne danzanti, disposte in cerchio, dalle figure appiattite, xoanizzanti, secondo un modulo tipico dellarte arcaica; il carattere sommario della forma trovava completamento nella policromia di cui resta qualche traccia.
L'ANFITEATRO ROMANO
Presso la superficie occupata dal Foro è situato lAnfiteatro romano, a terrapieno, con un muro di terrazzamento. Risalente alletà tardo- repubblicana, fu ampliato con un porticato su pilastri nel II secolo d.C. e nel 1829 fu purtroppo tagliato in due dalla strada. La cavea ha uno sviluppo relativamente ridotto e larena non è molto ampia. Alle spalle del Foro, sul lato settentrionale, è una vasta area destinata probabilmente a esercizi ginnici; al centro vi è una grande "natatio", creata nella prima metà del I secolo a.C., con un finto impianto per lallevamento dei pesci costruito sul modello di quelli veri delle ville marittime.
Il nostro itinerario prende l'avvio da Paesturn dove è situato il più antico e pregevole monumento che testimonia l'affermazione del Cristianesimo in questa antichissima e nobile terra: la Basilica Paleocristiana. A poca distanza da Paestum, in località Gromola, è situata la chiesa dedicata a s. Maria Goretti. L'insolita architettura, impostata su moduli di originale modernità, sorprende per il suo schema in contrasto con l'ambiente rurale e da cui si può cogliere un'immagine non priva di suggestione. L'agevole percorso, che dalla pianura ci porta al sito collinare, nel variegato profilo della verde macchia mediterranea, conduce alla cattedrale della Madonna del Granato con la sua statua in trono, che, secondo molti studiosi, rappresenterebbe la continuazione del culto pagano della Hera Argiva dei greci, in quanto la sua immagine presenta gli stessi attributi iconografici della dea. Poco prima, sulla destra del nostro percorso in salita, scorgiamo il Getsemani, moderno complesso architettonico religioso con cupola policroma, meta di ritiri spirituali, armonicamente inserito nell'ubertosa collina capaccese. All'interno si ammira la statua marmorea di Cristo raccolto in preghiera. Proseguendo per i silenziosi tornanti, a pochi chilometri più su, si entra in Capaccio, capoluogo amministrativo del territorio comunale. Nel suo antico tessuto urbano troviamo due importanti monumenti settecenteschi: la chiesa di s. Pietro Apostolo, riccamente affrescata, e il Convento dei Frati Minori con il chiostro quadriportico che collega la chiesa intitolata a sant' Antonio. Di indubbio interesse è il ciclo di affreschi ispirati alla vita del santo eseguiti dal Rubini nella seconda metà del Settecento.
Informazioni:
Santuario del Getsemani :Contrada Getsemani Tel. 0828.725019- orario 7,30-12,30 e 15-19
Tipologia: sorto nel 1960, è meta di pellegrini e custodisce una raccolta di suppellettili pagane
Scavi di Paestum : Via Magna Grecia -località Paestum -Tel. 0828.811023
Tipologia: area archeologica della colonia greca di Poseidonia (VII sec. a. C.) divenuta Paestum con Roma; famosa per i suoi templi tra i meglio conservati al mondo
Museo Archeologico Nazionale :Via Magna Grecia -Zona Templi -Località Paestum -Tel. 0828.811023
Tipologia: situato all'interno dell'area archeologica, raccoglie testimonianze dalla preistoria all'epoca romana